La sua corteccia chiara e liscia inoltre rende il Faggio molto sensibile alla luce. Quest’albero amante dell’ombra infatti, se esposto improvvisamente alla luce del sole per esempio a causa di disboscamento, viene gravemente danneggiato, bruciandosi.
Il Faggio ama l’ombra e il suoli umidi ma ben drenati. Rifugge i climi troppo secchi così come quelli eccessivamente piovosi, trovando la sua fascia climatiche ideale nelle foreste dell’Europa centrale, a circa 600 metri di altitudine. Una volta che si stabilisce nel suo territorio d’elezione, questa pianta esigente tende a colonizzarlo, formando di preferenza boschi puri. I rami crescono in alto, formando angoli acuti rispetto al tronco, e si ricoprono di fitte foglie sensibilissime alla luce, di colore verde chiaro appena nate e poi più intenso, ovali, semplici e alterne, lunghe dai cinque ai dieci centimetri e con l’apice a volte acuto, altre ottuso. Se anziché in un bosco il Faggio cresce isolato, sviluppa rami anche nelle parti più basse del tronco, ricoperti da un fogliame fitto che lo protegge dalla luce e che forma una chioma tondeggiante.
L’etimologia del nome deriva probabilmente dal greco phagein, che significa “mangiare”, in quanto il Faggio, così come la Quercia e la castagna, appartenenti alla stessa famiglia, fu in passato fonte importantissima di cibo sia per gli uomini che per gli animali, grazie alle sue foglie edibili ma soprattutto ai suoi frutti, le faggine o faggiole, commestibili crude o abbrustolite oppure trasformabili in olio tramite spremitura.
C’è però chi sostiene che il nome derivi dal celtico fog, cioè “fuoco”, a indicare la natura di “fuoco fattosi materia” di quest’albero, comparso sulla Terra in epoca terziaria, quando si è verificato il raffreddamento del pianeta e il fuoco in superficie si è solidificato.
L’epiteto specifico “sylvatica” indica invece la sua natura boschiva, sottolineando la tendenza a formare boschi, solitamente puri, dove l’ombra prodotta dall’alto fogliame scoraggia la crescita di quasi qualunque altra pianta.
Albero governato dall’energia del pianeta Saturno, il Faggio esprime con tutto se stesso le caratteristiche simboleggiate da questo pianeta, connesso all’archetipo del Grande Vecchio e del Regolatore. Esso porta lo Spirito all’interno della Materia. Il Faggio, nella sua composta e ritmica eleganza, ci mostra come sia possibile creare una perfetta sintonia tra le varie dimensioni, condensando la danza sottile dell’energia all’interno di una forma definita, funzionale e bellissima.
La sua corteccia liscia e leggera fu uno dei primi supporti utilizzati in Europa per la scrittura, e infatti il nome tedesco del Faggio, Buche, ha la stessa etimologia di Buch, che significa libro. E’ pertanto un albero legato alla saggezza e alla tradizione, alla conservazione della memoria.
Tacito racconta che i popoli germanici usavano lanciare bastoncini di Faggio incisi con Rune su un telo bianco affinché i sacerdoti, osservando la disposizione in cui i bastoncini ricadevano, potessero ottenere chiarezza sulle questioni poste.
Non esistono particolari miti o divinità legate a quest’albero, probabilmente anche per il fatto che non si tratta di un’essenza particolarmente longeva. Veniva però considerato con grande rispetto un tramite tra gli uomini e gli dèi, circondato da aura divina, e Macrobio riferisce che esso era considerato uno degli arbores felices, e che le coppe utilizzate per i sacrifici erano intagliate nel suo legno. Per i Celti esso era un albero simbolo di conoscenza, saggezza e lucidità, rappresentando anche le qualità di concentrazione e purezza necessarie ai druidi per poter entrare in contatto con l’altro mondo.
L’unione tra Spirito e Materia e tra uomo e Dio simboleggiata dal faggio si può trovare anche nel significato dei numeri presenti nei frutti: 2 semi di forma triangolare (3) sono uniti in 1 riccio composto da 4 valve. Nella numerologia, l’1 rappresenta l’assoluto, il principio divino; il 2 simboleggia la dualità, il 3 è il numero della conoscenza e del superamento della dualità e infine il 4 rappresenta la materia, costituita appunto dai quattro elementi.
La foresta di Verzy, in Francia, era celebre per la presenza di alcuni Faggi mostruosi il cui tronco insieme con i rami più bassi formava ammassi confusi e contorti, probabilmente per via di malformazioni causate da una mutazione avvenuta in seguito alla caduta di un meteorite radioattivo nei primi secoli della nostra era. I Faggi “mostruosi” sono già citati in un cartulario dell’abbazia di Saint-Basle del VI secolo.
Il legno del Faggio è un legno che ben di adatta alle mani dell’uomo e infatti in passato è spesso stato utilizzato per costruire i manici degli attrezzi da lavoro. Per via del suo basso contenuto in tannini, invece, e dunque della sua scarsa resistenza alla decomposizione, non è indicato per la costruzione di mobili o case.
In fitoterapia, la corteccia, il legno, le foglie e i semi del Faggio sono usati in medicina per le loro proprietà astringenti, antisettiche e disinfettanti. Il Faggio è una pianta rinfrescante: una preparazione fatta con la corteccia è un vecchio rimedio contro le febbre e stare sotto a un Faggio calma, rinfresca e stimola.
Un tempo la cenere di quest’albero era utilizzata per produrre unguenti contro le infiammazioni della pelle di uomini e animali, così come per la preparazione di soluzioni saponose utili per pulire o lavare le superfici e la pelle.
Le foglie del Faggio sono commestibili e possono essere consumate fresche, in insalata o in minestre. I suoi frutti contengono il 50% di olio e sono stati utilizzati fin dall’antichità per il nutrimento di uomini e animali.
Dalla distillazione del legno si ottiene il creosoto, una sostanza fungicida e insetticida che veniva utilizzata per curare funghi e altri problemi della pelle ma che, essendo piuttosto tossica per l’uomo e per l’ambiente, è oggi vietata. Già 200 anni fa però Hanemann, il padre dell’omeopatia, ne aveva notato gli effetti collaterali, trasformandolo in un importante rimedio omeopatico (Kreosotum).
In gemmoterapia, Fagus sylvatica, preparato con le gemme del Faggio, agisce sulle vie urinarie e sul sistema reticolo-endoteliale, ha notevoli proprietà antistaminiche, svolge un’azione diuretica, aumenta le gammaglobuline e riequilibra l’assetto lipidico, rivelandosi utile nella prevenzione e nel trattamento di sindromi allergiche, ipogammaglobulinemie, sovrappeso, cellulite e ritenzione idrica.
In floriterapia, i fiori del Faggio costituiscono la base dell’importante essenza floreale Beech, rimedio che aiuta le persone ipercritiche ed esigenti, che tendono a isolarsi, a tenere un atteggiamento di superiorità come barriera difensiva, sentendosi incomprese e deluse dal mondo. Beech risveglia in queste persone la virtù della tolleranza e dell’accettazione, permettendo loro di mettere la loro grande lucidità, sensibilità e capacità di osservazione al servizio attivo di se stesse e degli altri.
C’è però chi sostiene che il nome derivi dal celtico fog, cioè “fuoco”, a indicare la natura di “fuoco fattosi materia” di quest’albero, comparso sulla Terra in epoca terziaria, quando si è verificato il raffreddamento del pianeta e il fuoco in superficie si è solidificato.
L’epiteto specifico “sylvatica” indica invece la sua natura boschiva, sottolineando la tendenza a formare boschi, solitamente puri, dove l’ombra prodotta dall’alto fogliame scoraggia la crescita di quasi qualunque altra pianta.
Albero governato dall’energia del pianeta Saturno, il Faggio esprime con tutto se stesso le caratteristiche simboleggiate da questo pianeta, connesso all’archetipo del Grande Vecchio e del Regolatore. Esso porta lo Spirito all’interno della Materia. Il Faggio, nella sua composta e ritmica eleganza, ci mostra come sia possibile creare una perfetta sintonia tra le varie dimensioni, condensando la danza sottile dell’energia all’interno di una forma definita, funzionale e bellissima.
La sua corteccia liscia e leggera fu uno dei primi supporti utilizzati in Europa per la scrittura, e infatti il nome tedesco del Faggio, Buche, ha la stessa etimologia di Buch, che significa libro. E’ pertanto un albero legato alla saggezza e alla tradizione, alla conservazione della memoria.
Tacito racconta che i popoli germanici usavano lanciare bastoncini di Faggio incisi con Rune su un telo bianco affinché i sacerdoti, osservando la disposizione in cui i bastoncini ricadevano, potessero ottenere chiarezza sulle questioni poste.
Non esistono particolari miti o divinità legate a quest’albero, probabilmente anche per il fatto che non si tratta di un’essenza particolarmente longeva. Veniva però considerato con grande rispetto un tramite tra gli uomini e gli dèi, circondato da aura divina, e Macrobio riferisce che esso era considerato uno degli arbores felices, e che le coppe utilizzate per i sacrifici erano intagliate nel suo legno. Per i Celti esso era un albero simbolo di conoscenza, saggezza e lucidità, rappresentando anche le qualità di concentrazione e purezza necessarie ai druidi per poter entrare in contatto con l’altro mondo.
L’unione tra Spirito e Materia e tra uomo e Dio simboleggiata dal faggio si può trovare anche nel significato dei numeri presenti nei frutti: 2 semi di forma triangolare (3) sono uniti in 1 riccio composto da 4 valve. Nella numerologia, l’1 rappresenta l’assoluto, il principio divino; il 2 simboleggia la dualità, il 3 è il numero della conoscenza e del superamento della dualità e infine il 4 rappresenta la materia, costituita appunto dai quattro elementi.
La foresta di Verzy, in Francia, era celebre per la presenza di alcuni Faggi mostruosi il cui tronco insieme con i rami più bassi formava ammassi confusi e contorti, probabilmente per via di malformazioni causate da una mutazione avvenuta in seguito alla caduta di un meteorite radioattivo nei primi secoli della nostra era. I Faggi “mostruosi” sono già citati in un cartulario dell’abbazia di Saint-Basle del VI secolo.
Il legno del Faggio è un legno che ben di adatta alle mani dell’uomo e infatti in passato è spesso stato utilizzato per costruire i manici degli attrezzi da lavoro. Per via del suo basso contenuto in tannini, invece, e dunque della sua scarsa resistenza alla decomposizione, non è indicato per la costruzione di mobili o case.
In fitoterapia, la corteccia, il legno, le foglie e i semi del Faggio sono usati in medicina per le loro proprietà astringenti, antisettiche e disinfettanti. Il Faggio è una pianta rinfrescante: una preparazione fatta con la corteccia è un vecchio rimedio contro le febbre e stare sotto a un Faggio calma, rinfresca e stimola.
Un tempo la cenere di quest’albero era utilizzata per produrre unguenti contro le infiammazioni della pelle di uomini e animali, così come per la preparazione di soluzioni saponose utili per pulire o lavare le superfici e la pelle.
Le foglie del Faggio sono commestibili e possono essere consumate fresche, in insalata o in minestre. I suoi frutti contengono il 50% di olio e sono stati utilizzati fin dall’antichità per il nutrimento di uomini e animali.
Dalla distillazione del legno si ottiene il creosoto, una sostanza fungicida e insetticida che veniva utilizzata per curare funghi e altri problemi della pelle ma che, essendo piuttosto tossica per l’uomo e per l’ambiente, è oggi vietata. Già 200 anni fa però Hanemann, il padre dell’omeopatia, ne aveva notato gli effetti collaterali, trasformandolo in un importante rimedio omeopatico (Kreosotum).
In gemmoterapia, Fagus sylvatica, preparato con le gemme del Faggio, agisce sulle vie urinarie e sul sistema reticolo-endoteliale, ha notevoli proprietà antistaminiche, svolge un’azione diuretica, aumenta le gammaglobuline e riequilibra l’assetto lipidico, rivelandosi utile nella prevenzione e nel trattamento di sindromi allergiche, ipogammaglobulinemie, sovrappeso, cellulite e ritenzione idrica.
In floriterapia, i fiori del Faggio costituiscono la base dell’importante essenza floreale Beech, rimedio che aiuta le persone ipercritiche ed esigenti, che tendono a isolarsi, a tenere un atteggiamento di superiorità come barriera difensiva, sentendosi incomprese e deluse dal mondo. Beech risveglia in queste persone la virtù della tolleranza e dell’accettazione, permettendo loro di mettere la loro grande lucidità, sensibilità e capacità di osservazione al servizio attivo di se stesse e degli altri.
I testi sono stati tratti liberamente da:
https://nelboscodelladea.com/tag/faggio/ ed altri vari siti web
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