venerdì 4 ottobre 2013

L'albero dell'antico Egitto

(...) Dinastie native dominarono l'antico Egitto, con interruzioni provocate da invasori, dal 3100 al 343 a.c. circa. Alla fine, la multiforme religione antica andò perduta sotto le successive dominazioni ellenica, romana, bizantina ed araba.
Anche una delle molte cosmologie dell'antico Egitto  prevede un asse centrale dell'universo, un albero gigantesco con un dio Sole appollaiato sui suoi rami.
In Egitto gli alberi erano oggetto di un culto entusiasta ed erano considerati le dimore delle varie divinità. Gli splendidi sicomori verdi, le palme da olio o le palme da dattero, che spuntavano qua e là come per miracolo ai margini della terra coltivata, erano considerati divini e fatti oggetto di culto assiduo dagli egizi di ogni rango, nella convinzione che fossero animati da spiriti che all'occasione emergevano da essi.
Si usava onorarli con offerte di cetrioli, fichi, uva e altri frutti. Giare d'acqua venivano quotidianamente riempite ad uso dei viandanti, che a loro volta per gratitudine rivolgevano una preghiera alla divinità dell'albero. Il più famoso era il "Sicomoro del Sud", considerato corpo vivente di Hathor sulla terra. Hathor era la dea del cielo, altrimenti raffigurata in forma di vacca. Ella era anche un "nbt nht", cioè la "Signora dell'Albero Sacro". Un altro sicomoro, situato a Metairièh, era noto come "l'Albero della Vergine". Altri analoghi sicomori dell'Egitto erano considerati dimore di altre divinità, in particolare Nuit (dea del cielo), Selket (protettrice dei defunti) o Neith (antica dea creatrice), ed anch'essi propiziati con offerte. L'area attorno a Menfi era nota come "la terra del sicomoro.

Si credeva che molti alberi di quel luogo fossero abitati da incarnazioni di Nuit e Hathor. Un'iscrizione menzionata da Wirth dice di Osiride:

Sua madre Nuit è il Sicomoro,
che lo proteggerà
e ne ringiovanirà l'anima tra i suoi rami.

La ragione principale per la straordinaria venerazione del sicomoro sacro in Egitto era probabilmente lo straordinario aiuto che esso offriva nei riti di passaggio. Iniziando il difficile e pericoloso percorso attraverso i regni dei morti, l'anima si imbatteva in uno di questi sicomori miracolosi proprio prima di attraversare il terribile deserto, e riceveva dall'Albero, nella forma del suo dio, una scorta di pane, frutta e acqua ultraterreni.
(...)
Come nella cosmologia teutonica e celtica, anche l'Albero della Vita egiziano è strettamente connesso all'alfabeto e all'arte della scrittura. Il Tempio di Ramsete II a Tebe mostra il dio della scrittura Djahuti (Thoth) e la dea Seshat, che scrivono il nome del faraone sulle foglie dell'Albero. E' dunque l'Albero a donare la scrittura.

da "Lo spirito degli alberi" di Fred Hageneder, ed. Crisalide 2001, pag 104 e ss.

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