(...) Se gli antichi popoli semitici ed ariani delle torride ed aride regioni del vicino oriente notrivano un tale entusiasmo nei confronti dei singoli alberi e di radi boschetti, cosa dovettero provare i primi uomini che si fecero largo nelle foreste fitte, dense e lussureggianti dell'Europa Centrale e Settentrionale? Una cosa è certa: le foreste della zona temperata esercitarono un influsso ancor più profondo sull'anima degli uomini, rispetto ai boschi delle aree subtropicali.
Nel sud gli alberi erano visti e celebrati come datori di ombra refrigerante e portatori di acqua preziosa (oasi), mentre nel nord il rapporto fu alquanto diverso. Pascoli, campi e giardini dovevano essere ritagliati con molta fatica in quel tappeto verde. E il modo in cui la vegetazione copiosa della foresta esigeva la restituzione di ciò che una volta le era appartenuto, costituiva un tormento, se non una minaccia, nella vita quotidiana. Non vi era spazio per il romanticismo. Se tutta la dimensione spirituale degli alberi si fosse ridotta ad una (meridionale) fantasia, sarebbe avvizzita molto presto nella (settentrionale) gara con la foresta. Mentre accadde esattamente l'opposto. Qui, dove il potere fisico, l'energia vitale, la forza astrale e spirituale degli alberi raggiungeva il culmine, gli uomini svilupparono tradizioni che esprimevano una conoscenza, una intimità ed una cooperazione con gli alberi senza uguali.
Il culto degli alberi nel Vicino Oriente antico aveva a malapena fatto distinzione tra la driade vera e propria dell'albero, lo spirito di un'area u di un luogo che poteva vivere nell'albero, e la divinità che veniva invocata e invitata a dimorare in esso. I Greci furono i primi ad iniziare a riconoscere un quarto livello: lo spirito della specie arborea (per esempio Zeus rappresentante della specie Quercia). In verità molti mitologi ritengono che in origine non poche divinità greche fossero ninfe degli alberi, driadi che si svilupparono poi in coevoluzione con gli uomini in esseri spirituali superiori e indipendenti. Ma furono i popoli delle foreste settentrionali a sviluppare una visione degli alberi che riconosceva i particolari poteri e le qualità di ciascuna specie (...)
da: F. Hageneder, "Lo spirito degli alberi", Ed. Crisalide 2001, pagg. 152-153
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